Montecarlo l'anacronismo e il futuro

Pubblicato il 22 maggio 2024 alle ore 19:32

Monaco l’anacronismo del futuro

 

Il GP di Monaco o  di Montecarlo, per gli appassionati, gronda storia, prestigio e glamour da ogni metro l'asfalto. Sin dalla sua data di concepimento, il 1929 per volontà di Antony Noges l’allora presidente dell’automobil club di Monaco e al quale è dedicata l’ultima curva del tracciato, e al quale viene data la paternità dell’uso della bandiera a scacchi per sancire il vincitore, al suo inserimento nel calendario di F1 nel 1950 questo tracciato è sempre stato un meraviglioso controsenso. Portare auto pensate per raggiungere velocità estreme , anche negli anni 50 le vetture superavano ampiamente i 250km/h , in un circuito cittadino così tortuoso è sempre stato un controsenso. Ma un controsenso sensato. Un anacronismo del futuro anche a quel tempo quando le vetture rappresentavano quanto di più  futuribile la tecnologia automobilistica avrebbe da lì a poco reso disponibile anche all'uomo della strada. Eppure questo GP per quello che succede in pista (poco) e soprattutto per quello che succede fuori(molto) è da sempre una delle "prede" più ambite da tutti i piloti. Perché Montecarlo è Montecarlo. E a Montecarlo la F1 ha fatto e fa molte concessioni. Come, per esempio ,  “buttare  via” circa 40 km di gara, saranno infatti 260 circa i chilometri percorsi nei 78 giri del GP a differenza dei 300 richiesti per regolamento a tutti gli altri gran premi, oppure fare un GP di due ore senza vedere nemmeno un sorpasso. 

Piquet a proposito di questa gara una volta disse: “correre a Monaco è come come andare in bici in cucina”. Praticamente è come correre in casa. E a correre in casa ci sarà un pilota domenica. Charles Leclerc pilota monegasco. Per lui sarà veramente come andare a fare la spesa con una F1. Ammesso che Charles vada a fare la spesa .. Quest' anno Charles non ha ancora vinto e credo che una vittoria a Montecarlo rappresenterebbe molto per il “Carletto”.

Non so cosa darebbe il buon Charles per poter vedere prima di tutti la bandiera a scacchi che  Antony Noges pensò 74 anni fa magari sperando proprio ,un giorno, di vederla sventolare davanti ad un pilota monegasco.

Sono accetti tutti gli aiuti anche dall’alto. 

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